Il settore primario è quello strettamente legato
alla terra e perciò molto influenzato dai fattori naturali. In particolare hanno
soprattutto importanza:
- il carattere pianeggiante o montuoso del terreno;
- la natura del terreno, fertile o arido, argilloso o calcareo;
- la presenza d'acqua;
- il clima.
Per quanto riguarda il primo punto, l'Italia non possiede molte pianure; più
di tre quarti del suolo nazionale è occupato da colline e montagne e sette
regioni sono prive di pianure. Ciò significa che l'agricoltura è naturalmente
poco favorita: coltivare le zone collinari richiede una fatica che spesso non è
proporzionale alla resa. In montagna sia la pendenza del terreno e la sua natura
rocciosa, sia il clima poco favorevole non fanno dell'agricoltura un'attività
redditizia. Nelle zone montuose prevale l'allevamento: quello bovino sulle Alpi
e prevalentemente quello ovino sulle pendici dell'Appennino centro-meridionale.
L'uomo ha combattuto contro le asprezze del suolo, dissodando terreni sassosi o
ricavando colture a terrazze lungo le balze delle colline. Ha stimolato la
fertilità usando prima concimi naturali e poi fertilizzanti chimici. Ha così
ottenuto quanto di meglio riusciva a ricavare da un territorio non sempre
favorevole. Abbiamo già parlato del lavoro compiuto per portare l'acqua dove non
c'era e per togliere e prosciugare quella in eccesso. Tutta l'opera dell'uomo
per garantire la disponibilità d'acqua ha portato a risultati fino ad un secolo
fa insperati. Infine il clima dell'Italia è in genere mite e temperato e quindi
favorevole all'agricoltura.
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